Dopo il taglio e l’eradicazione di quasi tre ettari di faggeta di età compresa tra i 25 e 60 anni, ora a fare le spese degli assurdi investimenti pubblici sul Monte Acuto a favore dello sci da discesa sono i faggi che si trovano nei dintorni della funivia Caprile- Le Cotaline.

Da alcune settimane sono in corso i lavori di sostituzione dei piloni della funivia che arriva a quota 1400 m. s.l.m. e per questo sono state aperte decine di nuove strade forestali, abbattendo ancora centinaia alberi.  Sono stati inoltre cancellati alcuni tratti di sentieri ed altri sono diventati inaccessibili, a causa di una recinzione di cantiere che blocca i non addetti ai lavori sulla strada che dalla frazione di Caprile porta alla cabina di partenza dell’impianto. (foto)

Molte le lamentele da parte degli escursionisti, non solo per l’impossibilità di percorrere alcuni sentieri come il Flo e il Frassati il n. 61 (genga Capraia), ma anche per la devastazione ambientale che lascerà delle ferite profonde sui fianchi del massiccio Catria – Acuto. Già in un recente passato l’allargamento di una pista da sci aveva provocato la scomparsa dell’unica stazione locale di una rara felce (Gymnocarpium_dryopteri).

I lavori di distruzione della montagna vanno avanti nonostante le osservazioni puntuali e sostanziali avanzate dall’associazione ambientalista La Lupus in Fabula, contraria allo sperpero di oltre 3,5 milioni di soldi regionali per uno sport che non ha una prospettiva turistica e una significativa valenza economica per le aree interne. Ciò mentre si fanno tagli ovunque, in primis sulla sanità.

Ma da parte di quelli che gridano “padroni in casa nostra” o quelli che comprano le pagine di  giornali locali per dichiarare la loro contrarietà al progetto del parco del Catria-Nerone ed Alpe della Luna, nessuna voce critica, nessuna preoccupazione. L’importante per loro è che i piccoli e grandi interessi locali non siano messi in discussione,

Questi signori che dichiarano di aver “vissuto e curato ogni singolo angolo di questi territori”, che “la biodiversità della montagna viene rispettata e controllata in maniera maniacale dalle Istituzioni locali”,  “che le zone oggetto non hanno subito scempi non sostenibili con l’ambiente” hanno evidentemente un metro di giudizio diverso dal nostro riguardo a sostenibilità, rispetto, manutenzione, sviluppo, bellezza.

I nuovi impianti da sci mettono in evidenza il contrasto tra due filosofie difficilmente conciliabili:

da una parte quelli che vedono la montagna come un luogo da sfruttare e un luna park (cave, tagli di boschi a raso, prelievo venatorio, sci da discesa, trial, ecc) e chi vorrebbe viverla senza alterarne gli equilibri e senza fare danni irrecuperabili (forestazione di terreni in degrado, avvio all’alto fusto, pascolo, raccolta di funghi e tartufi, turismo leggero a piedi o in bicicletta, sci da fondo – la vera vocazione per sciistica per i nostri monti- ecc).

I cambiamenti climatici in corso ci diranno a breve chi avrà ragione, ma probabilmente sarà troppo tardi per tornare indietro.

Fano, 18/10/2018

 

Il Consiglio Direttivo