CACCIA AL CINGHIALE

E i diritti dei non cacciatori dove li mettiamo?

Mercoledì 31 gennaio è terminata nelle province di Pesaro e Urbino, Ancona e Macerata la caccia al cinghiale. La pressione che esercita questo tipo di caccia sull’ambiente naturale e sulla vita di tutte le altre persone (potenzialmente oltre il 98%) non è più tollerabile. Con la crisi climatica in corso e con un deciso aumento delle attività ludiche all’aria aperta, questo genere di caccia, così limitante per la libertà della stragrande maggioranza dei cittadini e così pericolosa per chi la pratica e per chi si trova a subirla, è diventata del tutto anacronistico.

Non si tratta più di essere o non essere contro la caccia, si tratta dei diritti che hanno tutte le persone che a caccia non ci vanno  di svolgere in sicurezza le proprie attività, siano queste sportive, escursionistiche o collegate alla ricerca dei funghi o dei tartufi.

In questi giorni i sindacati delle Guide Ambientali, che negli ambienti naturali ci lavorano, stanno inoltrando alla Regione una richiesta affinché i sentieri più importanti vengano protetti e resi a loro fruibili togliendo da quelle zone la caccia al cinghiale. Solo una settimana fa alcuni cacciatori di cinghiale sono stati trovati ad aggirarsi armati nel Demanio di Bocca Serriola e questo la dice lunga su come questa attività, poco controllata e in effetti poco controllabile, abbia anche, e non di rado, uno strascico di comportamenti illegali che mettono a repentaglio il bene pubblico e la stessa incolumità pubblica. Il conflitto con gli spostamenti di tutte le altre persone che, ribadiamo, sono la stragrande maggioranza, è del resto praticamente automatico dato che la caccia al cinghiale si svolge, oltre che il mercoledì, nei giorni di sabato e domenica, quando sui monti e nei boschi del territorio ci sono anche migliaia di persone a camminare, o in bicicletta o a cavallo.

Come ogni anno in Italia, a causa di questo tipo di caccia, si sono ripetuti decine di incidenti, anche mortali, e centinaia e centinaia di situazioni di pericolo che in molti casi sarebbero potute degenerare. La situazione ambientale e sociale ha bisogno di una nuova politica che abbia la forza di vedere al di là dei voti che i cacciatori, si dice, potrebbero garantire, e iniziare a pensare un nuovo atteggiamento verso la natura e tutti quei fruitori che non imbracciano una carabina.

La caccia al cinghiale ha bisogno di maggiori controlli e di essere svolta in parti del territorio più limitate e che non coincidano con quelle utilizzate dal resto della popolazione, altrimenti si dovranno trovare altre giornate di caccia diverse dal sabato e la domenica.

2 febbraio 2024

LA LUPUS IN FABULA