ALBERO (MORTO) DI NATALE E PISTA DEL GHIACCIO

La sensibilità crescente verso i nostri generosi amici alberi rende una parte della cittadinanza molto critica verso la tradizione dell’albero di Natale in piazza del Popolo, destinato a durare all’incirca 2 mesi, avviato ad un fine miseranda. È un segno di una certa cultura che mercifica, banalizza,  votata al superficiale, al consumismo vuoto.

Senza nulla togliere alla volontà o necessità di festeggiare il periodo natalizio anche con segnali esteriori, ci si chiede se oggi, con la consapevolezza della crisi ambientale, abbia ancora senso sacrificare un albero sano (perché deve essere bello e pieno) aggiungendolo a tutti gli altri che in questi ultimi anni nella nostra città sono stati eliminati con svariate giustificazioni.

Se quello che conta è il simbolo, allora si può, come si fa altrove, ricorrere all’arte, all’inventiva, per decorare una piazza con qualcosa che richiami il senso più profondo e vero del Natale.

Natale è la festa della vita, nasce quello che per i credenti è il Salvatore, e i festoni, le luci, le decorazioni, sono tutti segni di festa, di gioia, ma appoggiati ad un moribondo che viene sacrificato appositamente.

Non ha più senso.

Come non ha senso fingere di essere una città dell’arco alpino dove i laghi ghiacciano e vi si può pattinare. Vero che esistono stadi del ghiaccio per praticare sport specifici, vero che pattinare è una attività che i pesaresi praticavano nelle piste apposite, ma non era richiesta alcuna forma di energia, di consumo. Solo i muscoli e i pattini A ROTELLE. In questi inverni mitissimi conservare uno strato di ghiaccio costa energia, e ogni consumo energetico di cui si possa fare a meno secondo noi è da evitare.

Si è scelto di dedicare il periodo natalizio solo all’aspetto consumistico, solo all’ansia di divertimento. Anche un ateo però apprezza della festività gli aspetti che invitano alla riflessione, alla meditazione, alla possibilità di ritrovare affetti familiari, di considerare l’altro come indirizzario di auguri sinceri e non di improperi…

Possiamo chiedere di fare una scelta ecologica e spirituale, rinunciando al sacrificio di un albero, rinunciando allo spirito da Luna Park, non per una festa dimessa e triste, ma al contrario per ritrovare il senso vero di una festa che unisce, che si vota alla vita….ma forse è già tardi; chissà per la Cultura della Natura?

Pesaro, 3 novembre 2023

 

GRUPPO ZERO G0   –  LA LUPUS IN FABULA