RISERVA STATALE GOLA DEL FURLO: GESTIONE AI CARABINIERI FORESTALI?

 

Nei giorni scorsi l’ennesimo episodio sconcertante ha portato alla ribalta i grandi problemi di gestione che ha la Riserva Naturale Statale Gola del Furlo: in uno dei percorsi compreso nella rete sentieristica, il passaggio ripetuto delle moto ha causato una falla nell’acquedotto che rifornisce la zona di Pagino – Villa Furlo in comune di Fermignano e per giorni un raggio d’acqua alto un paio di metri ha dato vita ad un nuovo torrente che ha scavato il solco già profondo sul sentiero. Si tratta dell’ennesima riprova che la Provincia di Pesaro e Urbino non è e non è mai stato il soggetto adatto a gestire la Riserva: l’alternativa sta nella storia di questo territorio, storia che parla di un legame forte e duraturo con l’ex Corpo Forestale dello Stato, da qualche anno confluito nell’Arma dei Carabinieri.

La rottura della tubazione nei pressi di Cà Peci è solo l’ultima delle conseguenze nefaste di un fenomeno, quello delle motociclette che percorrono illegalmente i sentieri, che ha già compromesso la praticabilità (a piedi) di diversi percorsi, innescando gravi processi erosivi, senza parlare delle scorribande sui prati, in quel caso anche delle auto e dei quad, a danno di uno degli ecosistemi su cui poggia gran parte della biodiversità dell’area.

A differenza di quanto invece può essere valutato e pianificato con il popolo delle biciclette, non ci sono margini di discussione con chi fruisce scorrettamente della Riserva Naturale con mezzi a motore: è illegale, dannoso per la vegetazione, per l’integrità dei suoli, di notevole disturbo e perfino pericoloso per la fauna selvatica e per gli escursionisti. Ma una Riserva con un patrimonio così grande e delicato dovrebbe avere come primo punto all’ordine del giorno la sorveglianza, in modo poi da gestire l’esistente e programmare l’attività di ricerca, pianificare la fruizione, difendere o ricostituire gli habitat.

Ma cosa ci si può aspettare se l’Ufficio di riferimento in Provincia è quello dell’Urbanistica? Su una base come questa è ovvio che la Riserva sia diventata una pista da cross, che il bracconaggio sia tutt’altro che sconfitto, mentre l’estate scorsa le foto del traffico da centro città all’interno della Gola del Furlo hanno fatto il giro d’Italia.  La Riserva e il suo Ente gestore stanno lì a subire tutto quello che avviene senza opporre resistenza, idee, provvedimenti, soluzioni. C’è da chiedersi a cosa serva. A cosa servono i finanziamenti statali che continua a ricevere. Non in pochi hanno già dovuto ammettere che la situazione era addirittura migliore prima dell’istituzione della Riserva Naturale, quando comunque questo territorio era già da tempo Demanio Forestale.

Tuttavia non è pensabile criticare il principio per cui esiste un’area protetta, per giunta Statale; il problema evidentemente è la gestione, in questo caso la non-gestione, e tutta la responsabilità cade sulla Provincia di Pesaro e Urbino, inefficace, impalpabile, assente su un territorio del quale non conosce problematicità e potenzialità. Dopo tanti anni non ci sono più scuse, c’è solo sempre più l’esigenza di cambiare passo e ridare slancio ad uno dei monumenti naturali più famosi d’Italia e rispetto al quale il nostro territorio si gioca molto della sua credibilità, anche in termini di sviluppo turistico.

Altra opportunità non si vede se non la creazione, come in altre zone d’Italia, di un Dipartimento Biodiversità dei Carabinieri Forestali: sicuramente una garanzia di serietà e di competenze e anche la più logica e corretta emanazione dello Stato per un territorio che merita molto, molto di più.

 

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