Sulla localizzazione del nuovo ospedale a Fosso Sejore il sindaco di Pesaro dichiara che è indifferente un’area o l’altra se distano a poche centinaia di metri di distanza e che il percorso avviato dalle Fondazioni non è ordinario ma è il più efficace. Il sindaco di Fano afferma che le trattative in atto avrebbero il merito  “di ovviare a tutte le lungaggini che la burocrazia di un provvedimento istituzionale comporterebbe” aggiungendo che “il processo avviato è ormai irreversibile”.

Con chi pensano di avere a che fare questi amministratori? Non siamo così ingenui e sprovveduti da non capire che ci sono sostanziali differenze tra un’area e un’altra, soprattutto se una  comprende terreni di vari piccoli proprietari, mentre l’altra appartiene ad un’unica società riconducibile ad un influente imprenditore.

Ci sono differenze sostanziali anche nelle procedure: quelle che Aguzzi chiama “lungaggini burocratiche” sono regole costruite per consentire la partecipazione democratica alle decisioni, per la trasparenza degli atti amministrativi, per evitare privilegi e decisioni arbitrarie.

Inoltre, come ormai è noto a tutti, le grandi opere sono un piatto prelibato per faccendieri e politici disonesti, e sono state spesso il terreno più fertile per l’inserimento della criminalità organizzata e dunque in linea generale è sempre auspicabile che i cittadini pretendano procedure trasparenti, partecipate e condivise.

Ma torniamo alle tante domande che sono ancora senza una risposta: perché si sceglie un’area privata quando ci sono aree pubbliche disponibili? Perché si sceglie la zona di Fosso Sejore che non risponde a nessuno dei criteri urbanistici richiesti per il nuovo nosocomio quando ad appena 4 km c’è l’Ospedale di Muraglia? Perché costruire un Ospedale nuovo di zecca senza aver  valutato l’integrazione delle specializzazioni secondo il modello romagnolo?

Dalla Regione i messaggi sono molto variabili: prima è stato detto che il nuovo Ospedale va fatto perché ci sono i soldi, poi che i soldi ci sarebbero ma per chiederli al Ministero occorre avere un’area e un progetto, poi che comunque sarà necessario l’intervento dei privati, e infine che “anche se dovessero darci una cifra inferiore a quanto richiesto non possiamo dire di no. Faremo comunque il nosocomio“. Quale sarà la prossima dichiarazione? Che i soldi non ci sono e, oltre a vendere i vecchi ospedali, dovremo cominciare anche a privatizzare la sanità?

Dalla Provincia nonostante il Presidente Matteo Ricci sostenga nel suo programma che “i cittadini debbono tornare a partecipare direttamente alla gestione della cosa pubblica, apportando costruttivamente idee e indicazioni di cui gli amministratori debbono tenere conto. L’amministrazione pubblica deve essere trasparente e visibile ai cittadini, che debbono concepirla come sostegno e supporto anziché come un ambito chiuso ed elitario.“, si attende ancora il documento già inviato alla Regione (sembra il  24 maggio scorso, come apprendiamo dalla stampa) con l’analisi comparativa dei 6 siti proposti dai Comuni che avrebbe portato alla localizzazione della nuova struttura ospedaliera a Fosso Sejore.

Anche in ambito comunale le risposte non arrivano, neppure dal PD che è il principale promotore dell’Ospedale unico. E non bastano certo le dichiarazioni di Luca Stefanelli o di Cesare Carnaroli a tranquillizzarci e a convincerci. Il problema vero è che la politica ritiene ancora di non dover dimostrare le sue scelte, e che mancano dati certi in merito alle decisioni già prese e analisi comparative a supporto delle decisioni da prendere.

Da tutto ciò riteniamo che sarà necessario costituire un altro Comitato, che promuova la partecipazione e solleciti la massima trasparenza nei vari passaggi amministrativi, che si preoccupi di valutare costantemente i vantaggi e gli svantaggi per i cittadini di qualsiasi decisione in materia di sanità pubblica, che vigili sul rischio di spreco del denaro pubblico e di consumo del territorio, ma soprattutto contro l’ipotesi della localizzazione dell’ospedale provinciale a Fosso Sejore

La Lupus in Fabula
Il V. presidente
Claudio Orazi