Premessa

Oggi più che mai chi governa è chiamato ad agire con lungimiranza e piena coscienza.

I cambiamenti climatici in atto, di cui quotidianamente vediamo gli effetti, toccano in maniera trasversale tutti gli aspetti della nostra economia e della nostra società.

Un buon governo della Regione non può prescindere dal tenere in considerazione, in ogni suo passo ed in ogni sua scelta che il clima sta cambiando, che dobbiamo con ogni mezzo rallentare questo cambiamento e che al contempo dobbiamo prepararci ed “adattarci” agli effetti che non possono più essere evitati.

Ci aspettiamo che la prossima amministrazione prenda con serietà questi aspetti, mettendo in atto azioni di governo forti ed efficaci. Anzi, non ce lo aspettiamo: lo pretendiamo perché non c’è più tempo e non ci sono più facili strade alternative da percorrere.

Quello che chiediamo alla nuova amministrazione, qualunque essa sia, non sono facili proclami o fondi residuali da destinare a qualche iniziativa di facciata, ma scelte decise, che possano realmente fare la differenza.

Per questo chiediamo che i cambiamenti climatici entrino come elemento concreto e portante in tutta la pianificazione e programmazione regionale, da quella sull’assetto del territorio, a quella agricola, a quella forestale. Chiediamo che il risparmio energetico e il ricorso alle energie rinnovabili divengano pilastro dell’economia regionale, con interventi strutturali nell’industria e nell’edilizia. Chiediamo che si sviluppi e si sostenga un nuovo modello di mobilità. Chiediamo che l’utilizzo delle risorse idriche venga pianificato nell’interesse comune.

Gli strumenti che la Regione ha per contrastare i cambiamenti climatici sono molti: vanno solo usati, ed usati bene. La nuova programmazione comunitaria porterà nei nostri territori centinaia di milioni di euro. Nei cassetti regionali giacciono leggi, piani e regolamenti che, se indirizzati bene, potrebbero fare la differenza.

Chiamiamo quindi a chi verrà a governare di rispondere in maniera chiara e vincolante circa la volontà di impegnarsi a mettere effettivamente come priorità i cambiamenti climatici e ad attivare quanto a sua disposizione per fare la differenza.

 Risorse idriche

La prospettiva che ci viene offerta dalla questione climatica sottende la necessità di una presa di coscienza piena rispetto a situazioni da sempre emergenziali, tra cui la gestione e la condizione delle risorse idriche.  Ad oggi il settore delle acque potabili, nella Regione Marche, appare poco governato: la mancata approvazione di un Piano Acquedotti Regionale,  la mancata definizione dell’elenco delle acque da considerare riserve strategiche (LR n. 5/2006), sembrano essere solo alcuni tra gli esempi utili a dimostrare una certa  disattenzione da parte dell’Ente regionale.  Le relazioni dell’IPCC sui cambiamenti climatici sono chiare  rispetto alla necessità di approntare nuove politiche in grado di prevenire e, nel caso, mitigare gli effetti  dell’innalzamento delle temperature.

Allo scopo appaiono essenziali e non più procrastinabili pianificazioni e azioni che seguano sostanzialmente cinque direttive di intervento:

  • Reale attuazione delle disposizioni a tutela del territorio, nel suo insieme, e della quantità/qualità delle acque;
  • Maggiori investimenti per lo studio del territorio (sottosuolo e soprasuolo);
  • Risparmio della risorsa acqua (usi civili, industriali e agricoli)
  • Contenimento degli sprechi (es. manutenzione e rinnovo rete acquedottistica)
  • Gestione partecipata e democratica del Servizio Idrico Integrato.  Chiamata fuori dal mercato e preminenza del pubblico sul privato attraverso la completa ripubblicizzazione della gestione dei servizi.

A margine, vale anche  la pena  sottolineare il come rinnovare o rilasciare nuove concessioni per lo sfruttamento di acque minerali rappresenti una grave contraddizione. Le annose e ormai certificate difficoltà di approvvigionamento, ad uso idropotabile,  devono riaffermare il primato dei diritti fondamentali (accesso all’acqua potabile)  del cittadino rispetto al business e alle sue regole.

Ora, tenuto conto di quanto sopra riportato,  emerge forte l’esigenza che l’amministrazione si impegni:

  • alla definizione e approvazione di un Piano Acquedotti  in grado di affrontare le criticità prodotte dai cambiamenti climatici;
  • alla realizzazione di studi sul territorio che siano anche in grado di localizzare e documentare, in maniera puntuale, lo stato delle acque sia in termini quantitativi sia qualitativi;
  • all’adozione di misure tese a favorire la ripubblicizzazione delle gestioni del Servizio Idrico Integrato.

 

Domanda

Si impegna a ottenere un pieno recupero da parte della Regione delle proprie competenze in materia di risorse idriche (ad esempio esigendo che il risparmio e il contenimento delle perdite sia una priorità anche per le AATO e per i gestori del servizio idrico, ridefinendo e restringendo  ruolo e competenze del  Consorzio di Bonifica; ridimensionando strumenti come i Contratti di Fiume)?

 Rischi idrogeologici legati ai cambiamenti climatici

Le Marche sono da sempre soggette al rischio idrogeologico. Negli ultimi anni, i cambiamenti climatici e una gestione poco lungimirante del territorio hanno aumentato tali rischi, vedendo crescere il verificarsi di fenomeni estremi e le dichiarazioni di stato di calamità. In varie situazioni la Regione ha dimostrato di non essere consapevole delle dinamiche evolutive dei rischi legate ai cambiamenti climatici. Prova ne è che i pochi strumenti attivati per la gestione dei rischi idrogeologici sono “statici”, e non tengono conto che la frequenza e  l’intensità di tali rischi stanno cambiando insieme al clima. Il Piano di assetto idrogeologico (PAI) pur prevedendo aggiornamenti, non tiene minimamente conto del potenziale incremento dei rischi legati alle variazioni nei regimi meteoclimatici e all’aumento di frequenza degli eventi meteorologici estremi. La gestione del territorio, ed in particolare del reticolo idrografico, solo parzialmente di competenza diretta della Regione, è un elemento portante nella prevenzione dei rischi. Tale gestione viene però spesso attuata in maniera frammentaria e con un’ottica strettamente “idraulica” che sacrifica allo scorrimento delle acque ogni considerazione di carattere ecologico.

Quello che servirebbe, e che è nel potere (e nel dovere) di un’amministrazione regionale fare, è una coerente presa di coscienza dei problemi e la messa in atto di una gestione territoriale finalizzata alla riduzione a monte del rischio, con la realizzazione di azioni concrete di prevenzione. Normative di indirizzo per la pianificazione urbanistica (Comuni) e territoriale (Province), aggiornamento dinamico degli strumenti di pianificazione relativi ai rischi (PAI e pianificazione a livello di Bacino), indirizzi per una gestione sostenibile del reticolo idrografico principale e secondario, sono solo alcuni degli strumenti che permetterebbero ai nostri territori di essere più “resilienti” rispetto ai rischi idrogeologici.

 

Domande

  • Si impegna a produrre e attuare per l’intero territorio regionale strumenti di pianificazione del rischio concreti e dinamici, che tengano conto fattivamente dei cambiamenti climatici in atto?
  • Si impegna a normare affinché la gestione territoriale del reticolo idrografico sia finalizzata alla riduzione dei potenziali rischi portati dai cambiamenti climatici (normative di indirizzo per i Comuni sulla pianificazione urbanistica e territoriale, aggiornamento dinamico degli strumenti di pianificazione relativi ai rischi e pianificazione a livello di Bacino)?

Adattamento del settore agricolo

L’agricoltura genera un impatto significativo sull’emergenza climatica per la quantità di emissioni di CO2 che produce sia direttamente che indirettamente a causa della deforestazione per ottenere nuove superfici coltivabili. A sua volta l’agricoltura subisce molti effetti negativi dal surriscaldamento globale. In ambito agricolo occorre agire da un lato in termini di mitigazione, riducendo la produzione dei gas serra (ad esempio eliminando i fertilizzanti chimici che producono il protossido di azoto, terzo gas serra, favorendo lo stoccaggio di carbonio nel suolo e attraverso le piante, riducendo drasticamente gli allevamenti intensivi); dall’altro è necessario attuare misure di adattamento attraverso la sperimentazione di varietà colturali più resistenti alla siccità, a temperature più elevate, a vecchi e nuovi parassiti.

Bisogna quindi favorire l’agricoltura biologica perché riduce le emissioni di CO2:  è fondamentale che la Regione Marche  continui ad appoggiare le piccole imprese agricole dei produttori biologici e biodinamici e indirizzi la produzione agricola verso una totale conversione al biologico al fine di far diventare la nostra Regione leader europeo in questo settore.

Occorre che la politica agricola regionale sia guidata da una visione sistemica che metta in relazione i problemi legati all’emergenza climatica con l’erosione dei suoli, la desertificazione, la gestione dell’acqua, la conservazione della biodiversità, integrando nelle pratiche agricole, soluzioni basate sul rispetto delle leggi della natura, anche ripristinando gli ecosistemi già danneggiati e non sulle logiche dell’agricoltura industriale che non ha futuro.

 

Domanda

Si impegna a porre  limitazioni drastiche all’uso dei fertilizzanti e  pesticidi,   attraverso specifici strumenti legislativi e incentivi per le buone pratiche, sostenendo anche concretamente la ricerca e la formazione in questo campo?

Cibo e alimentazione

La questione della produzione di cibo è centrale nell’affrontare i cambiamenti climatici. È necessario agire sia sul piano dei consumi, in modo da ridurre le emissioni di gas serra dovute alla produzione di cibo in particolare di origine animale, che sul piano della sovranità alimentare: infatti gli esperti sostengono che  con il tempo l’aggravarsi degli eventi estremi, l’insufficienza idrica e lo stress termico potranno innescare danni anche irreversibili all’agricoltura e ai sistemi agro- alimentari. Per questo diviene necessario ridurre ila dipendenza dalle importazioni (su cui inoltre c’è meno controllo da parte della cittadinanza e degli enti pubblici), riportando il più possibile  a livello locale sia la produzione che l’intera filiera.  Si rendono necessari, inoltre, la riduzione degli sprechi alimentari e del consumo di carne ed un incremento del consumo di prodotti di origine vegetale. La Regione stessa potrebbe essere fautrice di cambiamento in tal senso, offrendo un buon esempio nella strutture di sua competenza, aiutando le amministrazioni comunali a garantire mense con prodotti biologici attraverso adeguati finanziamenti e fornendo competenze tecniche. L’amministrazione regionale può, inoltre, intervenire mettendo vincoli sempre più stretti agli allevamenti, ed orientando la produzione agricola verso la produzione di cibo umano piuttosto che di alimenti destinati agli allevamenti intensivi di animali (siano questi nel territorio regionale o fuori Regione).

Domande

  • Prenderete tutte le misure necessarie per ridurre gli sprechi alimentari, favorire l’uso di prodotti locali e biologici, partendo, proprio per dare un buon esempio, dalle strutture di competenza  della Regione? In particolare, proprio per dare un segnale forte alla popolazione,  siete disposti a cambiare radicalmente il menù delle aziende  ospedaliere, in un’ottica sia di limitare l’uso di cibi climalteranti ma anche di salvaguardare la salute?
  • Sarete in prima linea per rendere la regione completamente libera da allevamenti intensivi, eliminando  ogni possibilità di crearne dei nuovi ed invece favorendo il passaggio dagli allevamenti avicoli intensivi  in allevamenti a terra o quant’altro attraverso un adeguato  supporto tecnico e finanziario? 
  • Siete disposti, per  disincentivare l’allevamento intensivo, ad orientare l’agricoltura sempre più verso la produzione  per l’alimentazione umana e non quella animale? 

 

Settore forestale

La foresta è il primo agente di contrasto e contenimento riguardo ai cambiamenti climatici: assorbe immense quantità di carbonio atmosferico fissandolo nel legno e, soprattutto, nel suolo. I suoli forestali maturi quindi, sono enormi serbatoi di carbonio, che viene sottratto all’atmosfera e smaltito nel modo più “sostenibile“ possibile, ovvero inserendolo nel ciclo della vita, come nutriente per le piante stesse. Inoltre, la relazione tra l’acqua e la foresta è diretta, essendo quest’ultima in grado  di conservare (e addirittura produrre) la propria acqua, che viene  rilasciata in tempi lunghi, abbattendo in modo significativo i fenomeni di siccità e azzerando la disidratazione dei suoli. La presenza di foreste incide in maniera molto significativa  sul clima, sia generale che locale. L’irradiazione che riceve un terreno nudo rispetto ad un terreno forestato è intuibilmente (ed esponenzialmente) diversa. Una foresta europea matura, con alberi alti, in estate contiene milioni di metri cubi di aria (buona) ad una temperatura sensibilmente inferiore da quella delle aree circostanti, influenzando così positivamente il clima delle aree limitrofe.

Ricorrenti declamazioni da parte di giornalisti e di “esperti”, tendono ad accreditare l’Italia quale “polmone verde d’Europa”. In realtà, sebbene nel dopoguerra la superficie boschiva sia aumentata considerevolmente, come reazione all’abbandono delle montagne e delle aree collinari, il nostro paese ha tuttora una copertura boschiva inferiore alla media europea. E le Marche hanno una copertura forestale che è di circa la metà della media nazionale. Vi è quindi spazio per creare nuove foreste e riempire gli spazi lasciati liberi da quella che, specie in quota, era un’agricoltura di pura sussistenza. Ancora più importante è il restauro dei boschi già esistenti, attualmente sottoposti a tagli industriali  che, inducendo una fortissima selezione a vantaggio delle specie più resistenti ai tagli rasi a ciclo continuo (cedui), riducono al minimo la biodiversità, ed esasperano i fenomeni di erosione dei suoli. Tale conduzione è peraltro in larga parte illegale, per la diffusa inosservanza delle leggi sulla sicurezza sul lavoro, gli inquadramenti contrattuali delle maestranze, l’endemicità del sommerso nel settore.

 

Domande.

  • E’ d’accordo sulla necessità di una diffusa opera di ampliamento e “restauro” forestale,  riportando, ad esempio, i boschi cedui ad un più consono, funzionale ed europeo status di “fustaie”, attraverso finanziamenti attivi su larga scala che riguardino i boschi pubblici ed anche quelli privati?
  • Si impegna a normare affinché si impedisca qualsiasi intervento su vaste estensioni di bosco, destinandole alle sole funzioni di accumulatrici di carbonio atmosferico,  generatrici di biodiversità e di paesaggio, produttrici di acqua, clima-protettori, anche riprendendo la campagna di demanializzazione, di fatto abbandonata con la costituzione delle regioni, mediante acquisizione pubblica di vaste aree a bosco, foresta e terreni marginali?

 

Trasporto pubblico

I trasporti sono tra le principali cause di emissioni di gas climalteranti a livello globale. Nelle Marche, il trasporto di persone e merci avviene principalmente su strada. La nostra regione ha una densità di strade e un rapporto veicoli/abitanti superiore alla media nazionale*. Al contrario il sistema del trasporto pubblico locale è frammentario, con poche infrastrutture e con servizi che non riescono ad essere competitivi rispetto alla comodità del mezzo proprio. Sistemi di trasporto alternativi e realmente sostenibili, non vengono concretamente incentivati e resi “attrattivi” per la popolazione. Un esempio ne è la bicicletta, la cui diffusione su vasta scala, come sostituta di altri mezzi di trasporto, è frenata dall’assenza di piste ciclabili sicure e continuative. La Regione negli anni ha messo in atto interventi più di facciata che di sostanza, con finanziamenti per il rinnovamento del parco auto del trasporto pubblico, qualche iniziativa per le auto elettriche e poco altro. Nonostante i recenti investimenti con i quali sono stati acquistati treni nuovi per le percorrenze interne, tuttavia questi continuano a marciare con  motori alimentati a fonti fossili e la chiusura di alcune tratte come quella di Fabriano – Pergola, dimostrano come non si stia ancora  promuovendo in modo chiaro la mobilità su rotaia come strumento per il trasporto di persone e merci. Nulla di concreto ha fatto per incentivare la mobilità collettiva. Al contrario, in controtendenza alle raccomandazioni degli ultimi rapporti IPCC e alle raccomandazioni dell’UE, ha abbassato la tassazione regionale sui carburanti. Tale tassazione potrebbe al contrario essere un disincentivo all’uso del mezzo proprio e una entrata per investire in maniera consistente sulla mobilità sostenibile. A monte andrebbe ridotta la necessità di spostamento, in particolare per motivi di lavoro e per i servizi, migliorando al contempo la qualità della vita.

 

Domande

  • Si impegna a rivedere l’accisa sui carburanti al fine di renderla proporzionale alle emissioni di gas climalteranti, pertanto rendendola uno strumento per una mobilità sostenibile?
  • Si impegna a ridurre la necessità di mobilità, ad esempio incrementando il più possibile la dematerializzazione dei servizi?
  • Si impegna a soddisfare le esigenze di mobilità attraverso un trasporto su rotaia reso più efficiente e sostenibile e un trasporto pubblico locale basato su mezzi elettrici?

 

* Densità altre strade nazionali (km in lunghezza per 100 kmq di sup.): 13,5 Marche contro 7,4 media nazionale; Densità strade regionali e provinciali: 58,5 Marche contro 47,2 media nazionale Veicoli per 1000 abitanti: Marche: 911 contro media nazionale 857 (Fonte ISTAT 2019)

 

Energia

L’estrazione e l’utilizzo di combustibili fossili sono la causa principale dell’aumento delle concentrazioni di gas serra e di conseguenza dei cambiamenti climatici. Nelle Marche, oltre la metà dell’energia elettrica prodotta proviene da fonte rinnovabile, con idroelettrico e solare come maggiori fonti di produzione. Nonostante ciò, la produzione  diffusa del fotovoltaico è ancora molto limitata, e in questo la Regione non da un buon esempio, non essendosi ancora impegnata  ad installare pannelli fotovoltaici su tutte le strutture pubbliche regionali. Inoltre, la presenza nel territorio regionale di impianti energetici che utilizzano combustibili fossili è ancora importante. Altro aspetto è quello dell’estrazione e conseguente distribuzione di combustibili fossili, che vede la presenza, al largo delle coste marchigiane, di numerose piattaforme per l’estrazione del metano.

 

Domanda

  • Si impegna a non consentire l’installazione di impianti energetici sul territorio regionale che facciano uso di combustibili fossili come fonte di alimentazione, salvo gli impianti di cogenerazione, impedendo anche ogni attività estrattiva di combustibili fossili?

 

Edilizia

L’uso dei combustibili fossili (metano ma anche gasolio e GPL) per riscaldare e raffreddare gli edifici è responsabile di più di circa un terzo delle emissioni di gas climalteranti. Oggi è tecnicamente possibile (e con l’introduzione del bonus 110% è anche economicamente conveniente) eliminare l’uso dei combustibili fossili passando alle pompe di calore e alla geotermia.

Il primo passaggio è quello di ridurre le enormi perdite di calore che ci sono negli edifici italiani, la maggior parte dei quali costruiti decenni fa senza alcun criterio di risparmio energetico. La legge 17 luglio 2020, di conversione del cosiddetto “Decreto rilancio”, ha stabilito che per interventi di isolamento termico (“cappotto”) e la sostituzione di caldaie con pompe di calore o impianti geotermici si possa usufruire di una detrazione fiscale in 5 anni del 110% della spesa. Applicando questi interventi al patrimonio edilizio esistente, aggiungendovi magari anche la sostituzione di vecchi infissi con nuovi a migliore tenuta termica (anche questo intervento usufruisce della detrazione fiscale del 110%) i consumi energetici italiani, che per il solo metano si attestano a oltre 30 miliardi di metri cubi all’anno, potrebbero più che dimezzarsi portando un formidabile contributo alla riduzione della bolletta energetica italiana, all’inquinamento dell’aria e alla emissione di anidride carbonica. E’ necessario pertanto che l’amministrazione regionale si impegni a fornire quante più informazioni e chiarimenti alla cittadinanza, a favorire e semplificare, per quanto di competenza, l’applicazione della normativa, a fornire strumenti tecnici e normativi per le imprese, i tecnici ed i professionisti dei settori edili ed energetici, ad armonizzare l’interpretazione normativa e l’applicazione delle norme su tutti i comuni del territorio regionale.

 

Domanda

  • Vi impegnerete a creare uno “sportello Energia” unico regionale, che nasca come coordinamento di quelli comunali già esistenti, che promuova l’apertura di analoghe strutture nei comuni in cui ancora non sono previste, o che possa almeno fornire documentazione divulgativa, tecnica e normativa per quei comuni che non hanno risorse proprie per gestire tale servizio alla cittadinanza ed agli operatori professionali?

 

Rifiuti

L’estrazione di materie prime, il trasporto, la trasformazione fino ad arrivare alla produzione di beni e quindi alla produzione del rifiuto, sono passaggi che implicano consumo di materia ed energia e rappresentano quindi una causa primaria dei cambiamenti climatici. Inoltre, le diverse forme di smaltimento dei rifiuti hanno un forte impatto sulla produzione di gas climalteranti, si pensi solo alla CO2 emessa dagli inceneritori e il metano dalle discariche.

La Regione Marche svolge le proprie attività di programmazione ed indirizzo in materia rifiuti tramite l’adozione dei seguenti atti:  leggi, atti di indirizzo, intese ed accordi regionali; piani e programmi regionali…”

Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (aprile 2015) sembra fare riferimento puntuale a:

  • raccolta rifiuti con il sistema porta a porta spinto;
  • tariffa puntuale
  • prevenzione della produzione di rifiuti e loro pericolosità

Tuttavia, ad oggi, non si apprezzano segnali che lascino ad intendere il perseguimento effettivo di tali finalità. Le stesse ATA provinciali stanno disattendendo completamente  le indicazioni del Piano Regionale mancando di definire i Piani d’Ambito e lasciando, di fatto, che i gestori decidano tempi e modalità di intervento. Si pone quindi la necessità che la Regione provveda anche al commissariamento di quelle ATA inadempienti. Agli stessi gestori, poi, sembra essere stata delegata anche  l’attività decisionale sull’impiantistica. I cambiamenti climatici però non aspettano.

E’ il momento di divenire operativi, di scegliere strategie che permettano la costruzione di condizioni utili a mitigare gli effetti dell’innalzamento delle temperature, e l’opzione “Rifiuti Zero”, il cui primo  obiettivo deve essere quello di  “Plastic Free”, sembra essere l’unica via percorribile.

 

Domande

  • Si impegna a recepire  le direttive  in tema di economia circolare con il fine di raggiungere l’obiettivo “Plastic Free” della strategia “Rifiuti Zero”, anche vincolando i piani d’ambito al perseguimento di tale obiettivo?
  • Si impegna a promuovere processi di ripublicizzazione delle gestioni del ciclo dei rifiuti, considerando che, in prospettiva, i Servizi Pubblici Locali assumeranno un’importanza crescente e che la loro gestione fuori dalle logiche del mercato rappresenta l’unica opzione in grado di offrire percorsi resistenziali ai cambiamenti climatici?

 

DOMANDE:

Risorse idriche

  1. Si impegna a ottenere un pieno recupero da parte della Regione delle proprie competenze in materia di risorse idriche (ad esempio esigendo che il risparmio e il contenimento delle perdite sia una priorità anche per le AATO e per i gestori del servizio idrico, ridefinendo e restringendo  ruolo e competenze del  Consorzio di Bonifica; ridimensionando strumenti come i Contratti di Fiume)?
SI
NO

 

Rischi idrogeologici legati ai cambiamenti climatici

  1. si impegna a produrre e attuare per l’intero territorio regionale strumenti di pianificazione del rischio concreti e dinamici, che tengano conto fattivamente dei cambiamenti climatici in atto?

 

  1. Si impegna a normare affinché la gestione territoriale del reticolo idrografico sia finalizzata alla riduzione dei potenziali rischi portati dai cambiamenti climatici (normative di indirizzo per i Comuni sulla pianificazione urbanistica e territoriale, aggiornamento dinamico degli strumenti di pianificazione relativi ai rischi e pianificazione a livello di Bacino)?
SI
NO

 

Adattamento del settore agricolo

  1. Si impegna a porre  limitazioni drastiche all’uso dei fertilizzanti e  pesticidi,   attraverso specifici strumenti legislativi e incentivi per le buone pratiche, sostenendo anche concretamente la ricerca e la formazione in questo campo?

 

Cibo e alimentazione

  1. Prenderete tutte le misure necessarie per ridurre gli sprechi alimentari, favorire l’uso di prodotti locali e biologici, partendo, proprio per dare un buon esempio, dalle strutture di competenza  della Regione? In particolare, proprio per dare un segnale forte alla popolazione,  siete disposti a cambiare radicalmente il menù delle aziende  ospedaliere, in un’ottica sia di limitare l’uso di cibi climalteranti ma anche di salvaguardare la salute?

 

  1. Sarete in prima linea per rendere la regione completamente libera da allevamenti intensivi, eliminando  ogni possibilità di crearne dei nuovi ed invece favorendo il passaggio dagli allevamenti avicoli intensivi  in allevamenti a terra o quant’altro attraverso un adeguato  supporto tecnico e finanziario?

 

  1. Siete disposti, per  disincentivare l’allevamento intensivo, ad orientare l’agricoltura sempre più verso la produzione  per l’alimentazione umana e non quella animale?

 

Settore forestale

  1. E’ d’accordo sulla necessità di una diffusa opera di ampliamento e “restauro” forestale,  riportando, ad esempio, i boschi cedui ad un più consono, funzionale ed europeo status di “fustaie”, attraverso finanziamenti attivi su larga scala che riguardino i boschi pubblici ed anche quelli privati?

 

  1. Si impegna a normare affinché si impedisca qualsiasi intervento su vaste estensioni di bosco, destinandole alle sole funzioni di accumulatrici di carbonio atmosferico,  generatrici di biodiversità e di paesaggio, produttrici di acqua, clima-protettori, anche riprendendo la campagna di demanializzazione, di fatto abbandonata con la costituzione delle regioni, mediante acquisizione pubblica di vaste aree a bosco, foresta e terreni marginali?

 

Trasporto pubblico

  1. Si impegna a rivedere l’accisa sui carburanti al fine di renderla proporzionale alle emissioni di gas climalteranti, pertanto rendendola uno strumento per una mobilità sostenibile?

 

  1. Si impegna a ridurre la necessità di mobilità, ad esempio incrementando il più possibile la dematerializzazione dei servizi?

 

  1. Si impegna a soddisfare le esigenze di mobilità attraverso un trasporto su rotaia reso più efficiente e sostenibile e un trasporto pubblico locale basato su mezzi elettrici?

 

Energia

  1. Si impegna a non consentire l’installazione di impianti energetici sul territorio regionale che facciano uso di combustibili fossili come fonte di alimentazione, salvo gli impianti di cogenerazione, impedendo anche ogni attività estrattiva di combustibili fossili?

 

Edilizia

  1. Vi impegnerete a creare uno “sportello Energia” unico regionale, che nasca come coordinamento di quelli comunali già esistenti, che promuova l’apertura di analoghe strutture nei comuni in cui ancora non sono previste, o che possa almeno fornire documentazione divulgativa, tecnica e normativa per quei comuni che non hanno risorse proprie per gestire tale servizio alla cittadinanza ed agli operatori professionali?

 

Rifiuti

  1. Si impegna a recepire  le direttive  in tema di economia circolare con il fine di raggiungere l’obiettivo “Plastic Free” della strategia “Rifiuti Zero”, anche vincolando i piani d’ambito al perseguimento di tale obiettivo?  Si impegna a promuovere processi di ripublicizzazione delle gestioni del ciclo dei rifiuti, considerando che, in prospettiva, i Servizi Pubblici Locali assumeranno un’importanza crescente e che la loro gestione fuori dalle logiche del mercato rappresenta  l’unica opzione in grado di offrire percorsi resistenziali ai cambiamenti climatici?

 

  1. Si impegna a promuovere processi di ripublicizzazione delle gestioni del ciclo dei rifiuti, considerando che, in prospettiva, i Servizi Pubblici Locali assumeranno un’importanza crescente e che la loro gestione fuori dalle logiche del mercato rappresenta l’unica opzione in grado di offrire percorsi resistenziali ai cambiamenti climatici?

 

 

Eventuali osservazioni: