In anticipo rispetto agli scorsi anni, arriva anche per l’estate 2017, l’appello del Presidente dell’AAto Marche Nord, Daniele Tagliolini, ai Sindaci della provincia di Pesaro e Ubino ad adottare ordinanze che limitino i consumi di acqua derivata dal pubblico acquedotto. Saranno vietati l’irrigazione e annaffiatura di orti, giardini e prati; il lavaggio di aree cortilizie e piazzali; il lavaggio privato di veicoli a motore; il riempimento di piscine, fontane ornamentali, vasche da giardino; tutti gli usi diversi da quello alimentare domestico e per l’igiene personale.

L’iniziativa del Presidente dell’AAto è giusta e necessaria, ma rischia di essere mera dichiarazione d’intenti.  Chi ci sarà, infatti, a far rispettare le ordinanze? I Vigili Urbani, che nella stagione estiva sono impegnati nelle decine di manifestazioni di intrattenimento e accoglienza? Gli ex forestali, ora confluiti nei Carabinieri, ancora alle prese con la riorganizzazione interna? Le Guardie provinciali che sono quasi scomparse? Accadrà, come gli scorsi anni, che il rispetto delle ordinanze comunali sarà lasciato alla sensibilità dei singoli cittadini. Ma quanti saranno quelli che faranno seccare il prato all’inglese o lasceranno morire il proprio orto su cui hanno investito fatica e denaro con l’idea di mangiare prodotti sani e a km zero? La sensibilizzazione al risparmio delle risorse idriche richiede un’azione educativa continua, 365 giorni l’anno, che passi attraverso i principali canali informativi, con il coinvolgimento delle scuole, delle istituzioni, delle associazioni di volontariato e del mondo economico. L’incremento delle temperature medie e l’assenza di precipitazioni anche in primavera sono realtà così come lo sono i cambiamenti climatici. La riduzione delle riserve idriche è cosa seria e la situazione potrebbe divenire drammatica, eppure non solo gli Enti Pubblici Locali non fanno nulla per educare e incentivare la riduzione degli sprechi, ma addirittura assecondano il Governatore Ceriscioli e la Regione Marche, che ha da poco modificato la legge sull’uso delle acque sotterranee, nella volontà di captare e usare le ultime riserve idriche strategiche: le falde profonde.  E’ chiaramente più facile usare  nuove risorse piuttosto che risanare la rete acquedottistica, una delle poche grandi opere pubbliche da realizzarsi con estrema urgenza, ma i nostri politici hanno creduto bene di affidare il settore ai privati, per cui…prima il business e poi il resto! Nella provincia di Pesaro e Urbino l’acquedotto perde in media del 35/40% ma ci viene detto che si tratta di problema complesso e costoso da risolvere: decine di milioni di euro di investimenti. Nel frattempo però per la Regione stanzia alcuni milioni di euro per finanziare nuovi impianti da sci sul Monte Catria a 1400 slm., con tanto d’innevamento artificiale (acqua). Una fra le tante contraddizioni che tolgono credibilità ad una classe di amministratori che sembra non saper né progettare, né avere rispetto delle primarie necessità della popolazione.

Pesaro, 26/06/2017