COMUNICATO STAMPA

 La Regione Marche sembra intenzionata a smantellare la Rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria e risolvere così il problema delle polveri sottili e degli altri pericolosi inquinanti atmosferici.

Ovviamente l’inquinamento non scompare se non si misura, ma sicuramente scompare la trasparenza e la partecipazione perché non si da modo ai cittadini di valutare consapevolmente le azioni dei loro amministratori.

La decisione di chiudere la stazione di rilevamento di Fano, in Via Montegrappa, che misura una zona di traffico urbano molto rappresentativa dell’inquinamento di tutta la fascia costiera inclusa nella zona A, è un fatto molto grave, perché non si può lasciare scoperta una provincia con la ridicola motivazione (peraltro tutta da verificare) che questa centralina non è inclusa nelle rete di monitoraggio europea.

Guarda caso le stazioni di monitoraggio che la Regione vorrebbe preservare sono quelle di Jesi e di San Benedetto che evidenziano sforamenti dei limiti di legge inferiori rispetto a quella di Fano

Ma ancor più grave è il fatto che la Regione non abbia stanziato fondi sufficienti a mantenere in vita la rete di monitoraggio e non abbia preso in carico la gestione delle centraline della provincia di Pesaro, prima che scadesse il contratto di manutenzione pagato fino al 31 dicembre dalla Provincia, con il contributo di alcuni comuni.

Il risultato è che da diversi giorni nessuna delle centraline è più in grado di fornire dati validi sugli inquinanti, nonostante le “pezze” messe dall’Arpam con alcuni interventi tampone.

Ciò che preoccupa maggiormente è che la Regione sembra intenzionata a spendere solo 160.000 € per il funzionamento di tutta la rete regionale, mentre lo scorso anno il costo è stato di circa 600.000. Se confrontiamo queste cifre con l’Emilia Romagna che investe sullo stesso servizio oltre 2 milioni di euro, parlare di smantellamento è sicuramente appropriato.

A questo quadro desolante si aggiunge la latitanza dei comuni che nella migliore delle ipotesi adottano le ordinanze previste dalla D.G.R  1282/2012 e poi non le fanno rispettare.

Ma ci sono anche quelli, la maggior parte, che nonostante abbiano aderito all’Accordo di Programma per attuare misure contingenti per la riduzione della concentrazione degli inquinanti nell’aria non fanno proprio nulla; oppure altri, come il Comune di Fano, che emette le ordinanze per la limitazione della circolazione dei veicoli più inquinanti,  ma poi non installa i cartelli stradali impedendone l’applicazione: una vera presa in giro! La Regione potrebbe pure intervenire esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dei comuni inadempienti, ma non lo fa.

Di fronte all’inerzia di questi amministratori, più preoccupati della loro carriera politica che della salute dei cittadini, non rimane che il ricorso alla Commissione Europea o addirittura alla Magistratura.

Fano, 27/02/2013

La Lupus in Fabula

Il V. presidente

Claudio Orazi