L’ipotesi che la Provincia di Pesaro e Urbino si appelli alla decisione del TAR di sospendere la caccia ai caprioli e ai daini è folle: le associazioni ambientaliste, in primis “La Lupus in Fabula”, diffidano l’ente a spendere soldi pubblici per dar seguito alle richieste di quell’1,3% della popolazione rappresentato dai cacciatori. Le associazioni faranno leva in tutti i modi sull’opinione pubblica per contrastare un tale sviluppo della situazione.

La sospensione della caccia di selezione ai cervidi in questa provincia è il frutto della determinazione degli ambientalisti contro la bassa politica asservita alle richieste della lobby dei cacciatori. Il Presidente della Provincia Matteo Ricci e l’Assessore Massimo Galuzzi, anzichè promettere di sanare la questione, dovrebbero preoccuparsi del fatto che i loro Uffici (e non è la prima volta) commettono gravi errori, come fossero accecati dal desiderio, forse dalla necessità, di dover spianare la strada ai cacciatori, in questo caso quelli che si sono assicurati il diritto di ammazzare daini e caprioli. La sentenza del TAR ricorda a tutti che la fauna selvatica è patrimonio della collettività e solo organi nazionali (l’ISPRA in questo caso) possono dare il benestare ad azioni che potrebbero mettere a repentaglio questo assunto. La competenza delle Province sulla gestione venatoria per fortuna non è assoluta e neanche esclusiva. I complimenti vanno fatti alla LAC Marche che ha prodotto il ricorso e una richiesta accorata va al Corpo Forestale dello Stato affinchè vigili sul rispetto della sentenza. Se qualcuno volesse mettere in dubbio la decisione del TAR, questi deve essere un’associazione venatoria, con proprie risorse economiche e non certamente un Ente Pubblico, con risorse della collettività.