I silenzi, i cieli azzurri, l’assenza di inquinamento da ossidi di carbonio e polveri sottili, l’affacciarsi di specie selvatiche in aree densamente urbanizzate che abbiamo assaporato tutti durante il lock down non hanno insegnato nulla a politici e amministratori locali. La manifestazione di volontà del sindaco Seri di chiudere alle auto il centro storico di Fano ha resistito poche ore, e rispetto a questa scelta, attesa da almeno 30 anni che avrebbe davvero ridato ossigeno alle attività del centro storico, la Giunta ha partorito il topolino della chiusura di Piazza Andrea Costa.

Ma ciò che appare ancora più grave è il dibattito di questi giorni sulla nuova viabilità per Pesaro. Si discute su quattro soluzioni viarie che rappresentano lunghezza, confort e costi diversi: l’importante tuttavia è spendere i soldi (20 milioni di euro) messi a disposizione dal Ministero delle Infrastrutture. Nessuno che si domandi se costruire nuove strade sia la giusta soluzione per contrastare i cambiamenti climatici in corso, o quanto meno per attuare politiche di resilienza efficaci a preservare quanto più possibile le risorse ambientali attualmente disponibili e quindi la nostra qualità della vita. Nessuno che rifletta sul fatto che il consumo del suolo è una emergenza nazionale più che europea, che il suolo è una risorsa preziosa come l’acqua e l’aria, e una volta consumato (impermeabilizzato, degradato) è perso per sempre. Il comune di Fano ha già asfaltato, cementificato, reso sterile 2149 ettari di suolo (dati Ispra anno 2018) con un incremento di 17 ha nel 2017 e 7,8 ha nel 2018. La sostenibilità ambientale dei nostri politici si ferma alle parole, ma nei fatti prevale “la ragion di impresa” e incuranti dei segnali che ci da quotidianamente la natura si continua con gli errori del passato. C’è una soluzione meno impattante di una nuova complanare o bretella, per spostare una parte del traffico costiero fuori dal centro urbano fanese e si chiama “casellino”.

E’ l’autostrada, da pochi anni ampliata con la terza corsia la nostra complanare. Un piccolo casello con ingresso mono direzionale verso Pesaro, posto all’altezza dell’incrocio della nuova viabilità compensativa con la SP 45, è l’infrastuttura che serve, quella che costerebbe meno in termini economici e che avrebbe il minor consumo di suolo e ridotto impatto ambientale. Ovviamente le soluzioni più semplici non piacciono perché muovono pochi interessi economici e così si preferisce spendere soldi in studi comparativi di progetti già vecchi e anacronistici nel momento in cui sono pensati.
Se in tutto il mondo la ripartenza fosse questa prepariamoci ad un’altra pandemia.

Fano, 10/06/2020

Il Consiglio direttivo