La notizia dell'intervento di Magnanelli pubblicata da Il Resto del Carlino

La notizia dell'intervento di Magnanelli pubblicata da Il Resto del Carlino

di Andrea Pellegrini

Il signor Magnanelli, consigliere provinciale del PD, con la sua arringa
contro i lupi che pare infestino la provincia (articolo allegato apparso sul
Il Resto Carlino edizione di Pesaro pochi giorni fa) ha scritto alcune gravi
inesattezze ma il dibattito su questo tema non è mai inutile e siccome la
convivenza con i predatori naturali, se non gestita, rappresenta davvero un
problema, ben venga la discussione e il confronto, nella consapevolezza che
in tanti luoghi d’Italia e del mondo questo eterno contrasto è stato
risolto. Lasciamo perdere il discorso sulla presunta pericolosità dei lupi
per gli uomini, perchè è vero invece il contrario e solo in Italia
nell’ultimo secolo si può parlare di qualcosa come 10 mila (diecimila) lupi
uccisi dagli uomini e 0 (zero) uomini uccisi dai lupi…
Altra cosa è il danno agli allevamenti, su cui però serve fare profonde
riflessioni, senza pregiudiziverso il lupo e tenendo sempre presente che lo
sforzo gestionale va rivoltoalla contemporanea tutela degli allevatori e dei
lupi. E non è una chimera… Il lupo è il mammifero più studiato al mondo,
la più forte icona oggi per l’immaginario mondo della natura selvaggia e per
il turismo naturalistico nell’intero emisfero boreale, ma è anche l’animale
più temuto, da molti odiato, vituperato dai modi di dire e dalle favole. Lo
studio dei comportamenti sociali di questo formidabile predatore ha
rappresentato lo spartiacque tra il retaggio culturale che lo assimilava al
diabolico ed una
nuova visione dell’ecologia. Da quando si é compresa la clamorosa
somiglianza tra la vita sociale del lupo e quella di noi umani in molti
hanno smesso di credere ai lupi mannari e a cappuccetto rosso.
Con un nuovo approccio, meno suggestionato dagli anatemi religiosi e dalle
credenze popolari, è iniziata faticosamente, circa 35 anni fa, una nuova
epoca per il complesso rapporto uomo-lupo, cioé tra il più grande divoratore
di risorse ambientali mai esistito in questo pianeta e l’animale selvatico
che per lungo tempo in occidente ha rappresentato il suo unico competitore
alimentare.
Certo che due milioni di anni di paure ataviche non si cancellano con un
paio di generazioni e per molte persone continuano ad esistere due lupi:
quello reale e quello fantastico. Se si continua a parlare con leggerezza di
branchi famelici e lupi liberati dagli ambientalisti non si va da nessuna
parte: il lupo continua, com’è giusto, ad essere protetto dalla legge (chi
lo uccide commette un reato penale) e il pastore giunge all’esasperazione
perché il danno è senz’altro più grande di come viene quantificato. Il lupo
torna ad occupare il suo ruolo essenziale nell’ecosistema quando ad esso
viene lasciato territorio disponibile, prede selvatiche disponibili e scarso
disturbo umano, purché tuttavia nel contempo le prede “domestiche” vengano
limitate o del tutto rese impraticabili da una più corretta gestione delle
stesse, mediante l’uso di cani addestrati e dotati di collare anti-lupo e i
greggi chiusi in appositi stazzi la notte e nelle giornate in cui il clima
può essere più favorevole ai predatori (nebbia, pioggia, vento). Tutto ciò
oggi è semplice nelle aree protette, dove i cani pastore e gli stazzi
vengono talvolta addirittura regalati ai pastori e dove, soprattutto, la
disponibilità di prede naturali è alta. Quel che può fare il Presidente di
questa Provincia, oltre a fornire il dovuto appoggio al pastore, é prima di
tutto accettare di ridimensionare la caccia al daino e al capriolo,
vietandola nelle aree di presenza del lupo, e negli stessi contesti
aumentare la vigilanza sullo svolgimento della caccia al cinghiale. Per
questo tipo di caccia, a quanto pare, l’uso obbligatorio del singolo cane
limiere in aree SIC e ZPS non viene attuato, mentre sono assai frequenti le
invasioni di battute al cinghiale in zone in cui la caccia è vietata, con il
risultato pessimo di allontanare tanti animali, lupi compresi, che poi
arrivano in aree urbanizzate.