La privatizzazione dell'acqua

I cittadini della provincia stanno per essere spogliati di un loro diritto: la garanzia ad un approvvigionamento di acqua certo, e ad un costo equo, anche per il prossimo futuro. La campagna finalizzata alla privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato ha infatti investito anche la provincia di Pesaro. Nonostante la legislazione in materia consenta l’affidamento a società a capitale totalmente pubblico, molti amministratori, partiti e dirigenti di multiservizi, si stanno muovendo per consegnare la gestione di una risorsa di prima necessità come l’acqua ad una società mista, pubblico-privata, dove il privato è rappresentato dagli azionisti di borsa di Hera spa e, per adesso, anche dai titolari delle obbligazioni convertibili di Aspes. Un piano rischioso e talmente lontano dalla tutela degli interessi diffusi, cosa di cui si dovrebbero occupare gli enti pubblici (lo ricordiamo!), da sembrare paradossale soprattuto perchè si parla di acqua e cioè di un Bene Comune e insostituibile. La presenza del privato in questo strategico settore, molto probabilmente, si tradurrà, come è già avvenuto in altre zone d’Italia e del mondo, nella trasformazione dell’acqua in una merce e quindi in un prodotto con cui fare soldi. Sarà infatti il cittadino a pagare, attraverso la tariffa, dividendi e cedole agli azionisti (vedi Aspes 2005); sarà il cittadino a mantenere consigli di amministrazione che prima di tutto tuteleranno gli interessi particolari. Causa i costi elevati, il privato difficilmente vorrà investire in progetti che non prevedano un diretto riscontro in termini di guadagno. Quindi: poche possibilità di arrivare, finalmente, ad una efficace manutenzione degli acquedotti, poche possibilità di veder servite efficacemente le zone più disagiate e scarsamente abitate della provincia, poche possibilità di veder attuate efficaci campagne finalizzate al risparmio dell’acqua: infatti chi, vendendo un prodotto, spenderebbe dei soldi invitando i clienti a utilizzarne il meno possibile? E infine chi potrà esercitare il controllo sui bilanci di queste società? In quale misura i cittadini potranno partecipare visto che già oggi sono tenuti ai margini, della cosa pubblica, proprio da quegli amminsitratori e politici che vogliono la privatizzazione? Per quanto si possa essere d’accordo sulla nascita di un gestore unico per questioni di economicità e funzionalità del servizio, il Comitato (Accadueo’) per il Contratto Mondiale sull’Acqua ribadisce la propria avversione alla dinamica perversa della privatizzazione e mercificazione di un Bene Primario come l’acqua e chiede: che la gestione dell’acqua, nella Provincia di Pesaro ed Urbino, sia gestita da un soggetto con capitale interamente pubblico; che i cittadini-consumatori abbiano propri rappresentanti all’interno dell’AATO per essere informati e consultati sulle scelte strategiche e che amministratori e politici escano allo scoperto dichiarandosi pro o contro la privatizzazione, affinché ogni cittadino possa poi decidere,in fase elettorale, se farsi rappresentare o meno.

Il Comitato di Cittadini
Pesaro, lì 22.11.051


 

 

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