Il piano regionale delle attivita' estrattive torna in discussione?

La Lupus in Fabula plaude al deciso intervento dei Carabinieri nel settore delle attività estrattive e spera che l'iniziativa, che ora ha interessato la zona di Fano, trovi velocemente un seguito anche nel resto delle Marche.Troppo spesso la latitanza degli uffici preposti ai controlli ha consentito gestioni "allegre" di queste attività:lo stesso intervento dell'Ufficio Ambiente del Comune di Fano,per la verità non nuovo a queste iniziative, rappresenta un caso più unico che raro,un esempio per tutti quei tecnici che, con troppa facilità, sembrano scordarsi di verificare la conformità di lavori o di attività che insistono sul proprio territorio di competenza.Da decenni è ormai chiaro che la questione cave è materia complessa, fonte di gravi problemi sociali e ambientali: per cui non possiamo sorprenderci se ad una buona notizia fa subito seguito una cattiva. Accade infatti che, ad appena due anni dalla sua uscita, l'efficacia del PRAE sia già stata messa seriamente in discussione;il fatto assurdo è che sono le stesse Province marchigiane, con le loro inaccettabili richieste e i loro Programmi di settore, a riportare ad una sorta di anarchia questo comparto economico e a rendere il PRAE carta straccia. Ovviamente a guadagnarci è,ancora una volta, solo la lobby dei cavatori con il suo giro d'affari da decine di milioni di euro.In particolare le Province di Macerata ed Ascoli si stanno muovendo affinché vengano di fatto tolti i limiti massimi, fissati dalla Regione, sia relativamente alle quantità di materiale estraibile sia rispetto alle tipologie dei materiali da considerarsi di difficile reperibilità;la Provincia di Macerata sta tentando addirittura di arrogarsi il diritto di decidere su fattispecie (cave dismesse) di esclusiva competenza regionale. Insomma, un tentativo di forzare la mano che non trova precedenti in altri comparti, soprattutto se si pensa che i trend evolutivi del settore sono stati calcolati dalla Regione anche sulla base di dati ed informazioni forniti dalle Associazioni di categoria e dalle Province stesse.E' chiaro come questa evidente incoerenza e caduta di stile, dimostrata dagli enti provinciali, sia il segnale di quanto ci sia ancora molto da scoprire e chiarire sul settore delle attività estrattive:quanto materiale viene realmente scavato ogni anno? Quale è il reale giro d'affari? C'è realmente corrispondenza tra le quantità scavate e le quantità di materiale necessario per le opere di urbanizzazione in corso? L'offerta occupazionale del settore è tale da rendere accettabile che altre attività economiche, come ad esempio il turismo, siano minacciate non solo nella possibilità di sviluppo, ma anche nell'esistenza? Aspettiamo risposte.Nel frattempo però l'Ufficio Legislativo della Regione pare stia fornendo pareri sulla normativa, accreditando l'interpretazione delle Prov. di Macerata ed Ascoli mentre le Prov. di Ancona e Pesaro stanno aspettando di raccogliere i frutti di questo nuovo stato di cose.In verità la Prov. di Pesaro aveva già provato a chiedere,in fase di presentazione delle osservazioni, un aumento delle quantità scavabili, richiesta respinta dalla Regione perché non giustificata.Ma si sa, la Prov. di Pesaro è sempre stata in grado di "precorrere" i tempi (basti pensare al tristemente famoso Piano di Sviluppo "Ecosostenibile")e quindi, è facile immaginare come, in questo momento, il Presidente Ucchielli si stia già sfregando le mani.


Cagli, lì 25.04.04
IL Consiglio Direttivo

 

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