Cagli: la cava di Ponte Alto

Il caso della Cava di Ponte Alto, a Cagli, ci da un’ulteriore prova di come sul settore delle attività estrattive occorra porre un’attenzione particolare e maggiori controlli da parte degli organi competenti. Non è infatti la prima volta che Carabinieri e Procura si trovano costretti ad intervenire per verificare la legittimità o meno di progetti di messa in sicurezza, coltivazione o ripristino di cave. E’ vero, il comparto delle attività estrattive rappresenta una realtà economicamente strategica sia a livello locale che nazionale, ma questo non significa che la tutela dell’ambiente e degli interessi diffusi, cioè quelli delle comunità, debbano essere trascurati. Ricordiamoci che una montagna mangiata dalle ruspe non ricresce ed è come distruggere un monumento storico realizzato milioni di anni prima. La Costituzione Italiana all’art. 9 “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”, ma a quanto pare, negli ultimi cinquant’anni, molti amministratori pubblici hanno dato dimostrazione di non conoscere questo importante dettato costituzionale. Il fatto che a distanza di anni dal Piano Regionale e dal Programma Provinciale si debba arrivare ancora ai sequestri è sintomatico di una trascuratezza amministrativa, a tutti i livelli, e di un probabile strapotere delle lobby imprenditoriali che riescono a condizionare la vita di interi paesi. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che il materiale serve, che case e strade sono necessarie, ma a questi ricordiamo che , ancora oggi, non esistono dati oggettivi sulle reali necessità di materiale di questa provincia o di questa regione: i dati su cui sono stati elaborati i piani e previsti i trend evolutivi, sono stati forniti dalle associazioni di categoria. Chi scava dice anche quanto occorre scavare! Permetteteci quindi di nutrire un qualche dubbio sulla razionalità delle premesse su cui poggia l’intero settore. Ancora oggi c’è da capire se si scava per realizzare opere necessarie o si realizzano opere, anche inutili, per mantenere in piedi il bussines. Decine di milioni di euro l’anno! C’è da inorridire se si pensa che presto le nostre montagne, le nostre campagne verranno cancellate per trasformarsi in pedemontane o intervallive, Progetti d’Area Vasta (Quadrilatero) o in decine di capannoni vuoti come quelli che caratterizzano molte delle nostre vallate. Tutti progetti di cui la gente comune non ha mai sentito il bisogno; che dire poi dell’abnorme incremento delle aree residenziali, che non risolve il “problema casa” per i detentori di bassi redditi, ma serve come valvola di sfogo per gli investimenti speculativi. Un tipo di sviluppo, insomma, che divora il territorio, non offre prospettive per il futuro, ma che di sicuro porta soldi nelle tasche dei soliti ignoti.

Fano, 07/06/2006


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