A cosa serve il SADAF?

Ormai da anni tre comunità montane dell'entroterra pesarese utilizzano uno strumento di gestione unitaria del territorio dal nome SADAF (Servizio Associato Demanio Agricoltura e Foreste); idea buona, risultati fallimentari. Nel tempo questa struttura, molto onerosa dal punto di vista economico, pare non abbia raggiunto l'obiettivo di ottimizzare i servizi e sono note le perplessità delle Comunità Montane di Fossombrone (Metauro) e Urbania (Alto e Medio Metauro), senza parlare poi della Provincia di Pesaro e Urbino che partecipa anch'essa allo stanziamento del budget. In pratica sembra che solo Cagli, cioè la Comuinità Montana del Catria e Nerone, si tenga stretta questa creatura, probabilmente perchè la sede del Sadaf è proprio a Cagli, probabilmente perchè vi è confluito del personale tecnico- amministrativo che altrimenti sarebbe stato a loro carico esclusivo... C'è quindi una questione politica aperta, ma c'è soprattutto un giudizio tecnico negativo che si riflette sulla gestione del patrimonio pubblico e privato. I Demani forestali attraversano un lungo periodo di abbandono, con la gran parte della tabellazione di confine semidistrutta o scomparsa, con case e rifugi forestali in rapido degrado, con il bracconaggio che imperversa e fenomeni sconcertanti di privatizzazione (eppure tutte le Comunità Montane son di sinistra...) che vanno dalla concessione di terreni per coltivazioni non biologiche, agli allevamenti intensivi, dall'installazione scriteriata di ripetitori e antenne fino all'incredibile taglio ceduo del bosco. Sull'agricoltura come per i boschi sembra che il Sadaf, responsabile del rilascio delle autorizzazione, abbia sempre detto di si a tutti e non si sia neppure mai sprecato tanto a dare, com'è suo diritto-dovere, prescrizioni in merito ai principi di conservazione, di sostenibilità ambientale o di contrasto al dissesto idrogeologico; per l'agricoltura quel che più sconcerta però è il forte impegno profuso dal presidente della Comunità Montana del Catria e Nerone Traversini (a nome dei cacciatori) contro la Direttiva Europea "Natura 2000" con il prevedibile nefasto risultato di una sottrazione di finanziamenti europei per il Piano di Sviluppo Rurale della Regione Marche.
E' sui boschi comunque che il Sadaf è stato davvero una delusione immensa: nessun impegno per migliorare la legge regionale forestale, nessun impegno per contrastare, attraverso l'emanazione di prescrizioni, il forte degrado ecologico e biogenetico dei boschi, nessun impegno per la difesa del suolo e dei corsi d'acqua; viceversa gli accademici forestali di tutta Italia sono rimasti scioccati dalle tagliate che nel territorio del Sadaf vengono autorizzate ad ogni quota e su ogni pendenza e perfino un convegno nazionale ne ha discusso, perfino la rivista ufficiale dei biologi italiani ha condannato questa gestione, perfino il periodico Oasis (oggi la principale pubblicazione naturalistica d'Italia) se ne è occupata. Invece cosa fa il Sadaf? In questi ultimi due anni, come sempre del resto, ha allungato la stagione di taglio nel 2006 perchè, dicono, le piogge dell'inverno avevano lasciato pochi giorni di lavoro ai boscaioli, mentre quest'anno, malgrado gli alberi avessero ripreso l'attività vegetativa con almeno tre settimane di anticipo, non ha voluto anticipare la fine della stagione di taglio, sottoponendo quindi i boschi a interventi di ceduazione che potrebbero compretterne la ricrescita per sempre.

IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI LUPUS IN FABULA

2 Maggio 2007

 

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