Le Comunità Montane prorogano il taglio dei boschi

Nessuno ricorda a memoria quando la stagione silvana sia stata accorciata per sopravvenuti motivi climatici. Quasi ogni anno si continua invece ad assistere al solito ritornello della proroga con le stesse motivazioni che certe volte calzano bene con gli eventi meteorici (come l'anno scorso), altre volte non hanno nessun fondamento, come quest'anno.
Si proroga il taglio adducendo che c'è un prolungamento della stagione fredda ma la realtà è appena fuori dalla finestra, perchè con le temperature calde degli ultimi 10 giorni tutte le piante fino a 1000 metri hanno
fogliato e quelle più su lo faranno a breve: il vero motivo è che con gli eventi meteorici (la pioggia, più che altro) le ditte si sono attardato coi lavori di taglio.
Tagliare ora implica il grosso rischio di danneggiare le piante ma ciò non fa altro che confermare che non c'è programmazione se non quella del prendere tutto e subito: si danno ancora agevolazioni ai boscaioli, quando ormai da ogni parte, politica e tecnica, si è giunti a comprendere che la selvicoltura marchigiana ha bisogno di nuove regolamentazioni, non di vecchi privilegi.
Viene da chiedersi se istituzioni come le Comunità Montane e un organo tecnico come il Sadaf, oltre ad emanare le proroghe, abbiano mai fatto qualcosa di diverso dal rilasciare autorizzazioni al taglio con una rapida firma su un foglio e qualche rarissima prescrizione. Sembrerebbe di no, perchè dove le acclività, l'altitudine e l'esposizione rappresentano fattori estremamente selettivi si è assistito anche quest'anno a nuove ceduazioni aberranti. In quelle aree, molto estese sui massicci calcarei come il Nerone e il Catria, il sottobosco arido e ghiaioso mostra con eloquenza di essere esausto, ipersfruttato, totalmente inadeguato a nuovi assalti di motoseghe. Occorrerebbe che chi si prende la grande responsabilità di autorizzare l'abbattimento delle ormai povere foreste appenniniche si prendesse almeno la briga di andare a vedere certe situazioni. Nessuno vuole che non si tagli, nessuno esclude l'uomo dall'ecosistema bosco, ma ormai nel terzo millennio sarebbe il caso di avere più cura degli aspetti idrogeologici, paesaggistici ed ecologici. Ciò non significa non tagliare, ma tagliare meglio assecondando le dinamiche del bosco (a partire dalla ripresa vegetativa) e conservando quel delicato ecosistema che il bosco stesso rappresenta.

 

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