Mamma Volpe

Il 16 Aprile 2004, a seguito di una chiamata pervenuta ai volontari Lupus dal Coordinamento Regionale Animalista, un rappresentante dell'associazione è dovuto intervenire con urgenza a Jesi, dove, presso un'azienda agricola locale era stata catturata una volpe coi suoi 5 cuccioli. Con la minaccia che l'animale fosse ucciso e con i piccoli costretti in un sacco, la Lupus è dovuta intervenire sostituendosi (e non è la prima volta) anche alle autorità competenti data la loro irreperibilità, come nel caso del Corpo Forestale, o della loro ambiguità che poco rassicura sui reali interessi in materia, e il riferimento è alla Provincia. Ecco la storia: alcuni operai sono al lavoro con un mezzo agricolo e spostano grossi quantitativi di fieno da un fienile nella campagna di Jesi; sollevando una balla scoprono la dimora di una famiglia di volpi. Un individuo, probabilmente una femmina subadulta, viene vista scappare, mentre un'altro, una femmina adulta resta a protezione dei 5 cuccioli che ha partorito lì pochi giorni prima. Gli operai, sollecitati dal responsabile dell'azienda per cui lavorano, nel timore che la volpe fosse ferita o che potesse avere la rabbia...., la immobilizzano con una corda gettandogli il cappio che la blocca nelle zampe posteriori. A quel punto la legano ad un trattore parcheggiato e i cuccioli vengono messi in un sacco. E' a questo punto che una ragazza che lavora anch'essa nell'azienda lancia l'allarme con una telefonata al Coordinamento Animalista. Dopo il tentativo inutile di contattare il Corpo Forestale viene sollecitato l'intervento della Lupus in Fabula. Tony Barnoffi, uno degli attivisti che risiedono in provincia di Ancona e uno dei più competenti in materia di animali selvatici, si precipita da Ostra a Jesi rapidamente e giunto sul posto capisce subito che il comportamento degli operai e della titolare dell'azienda era stato sconsiderato ma più che crudele sicuramente ingenuo, ignorante. Pur con dei metodi al quanto sbrigativi e al limite del maltrattamento, quelle persone pare avessero agito fondamentalmente in buona fede: l'unico grande problema, ormai irrimediabile, era aver disturbato la famiglia di volpi e semidistrutto la loro tana. In una lunga discussione il rappresentante della Lupus ha spiegato loro che non esisteva il problema rabbia, che la volpe non era ferita ma scioccata, e che era stato assurdo legarla e anche solo pensare di portarla altrove, magari in un recinto, o come qualcuno aveva suggerito nella Riserva di Ripa Bianca. Tony ha fatto quello che doveva fare: ha slegato la volpe e riportato i cuccioli nel fienile, dove i lavori erano terminati e c'era ancora abbastanza fieno perchè fossero riparati. Il resto è stato lasciato nelle mani della natura e nell'istinto materno della volpe che tornerà dai suoi piccoli, sempre che lo stress subito in questa vicenda non l'abbia impaurita a tal punto da scappare lontano. Ma c'è nei paraggi anche l'altro individuo adulto scappato in un primo momento, e del resto la struttura famigliare delle volpi è estremamente evoluta e i cuccioli sono il primo pensiero della madre ma anche di altre femmine, in genere le sue figlie dell'anno prima o le sorelle.
Della vicenda si è occupato il Messaggero di Jesi, raccontando l'accaduto e stigmatizzando il comportamento piuttosto violento delle persone che avevano intrappolato mamma volpe e i suoi cuccioli. Il servizio del giornale, completo di foto, è stato ritenuto importante per evitare in futuro analoghe situazioni e per richiamare l'attenzione sul complicatissimo rapporto tra uomo e animali selvatici, rapporto in cui questi ultimi hanno e avranno sempre da rimetterci.


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