ISTITUITA FINALMENTE LA RISERVA NATURALE DEL SAN VICINO – CANFAITO
Per le associazioni si tratta però di una vittoria “amara” per l’esclusione di aree fondamentali

Dopo 8 lunghissimi anni di riunioni politiche ed associative, convegni, manifestazioni ecc…, alla fine il Consiglio regionale ha istituito ufficialmente la nuova Riserva naturale regionale dei monti San Vicino e Canfaito. Hanno provato in ogni modo e sino all’ultimo ad impedire la nascita di questa nuova area protetta, ma alla fine sono prevalse la costanza e l’impegno degli ambientalisti. Si tratta indubbiamente di una vittoria “storica” per il WWF che per primo ha promosso l’istituzione di un’area protetta in quell’area e per tutte le altre associazioni ambientaliste e storiche, come Lupus in Fabula, ANPI, Legambiente, “Spizzichino”, CAI-TAM ecc…, che nel tempo si sono unite al WWF per il raggiungimento di questo importante risultato. Una vittoria che lascia però l’amaro in bocca, in quanto la perimetrazione partorita dall’inciucio politico tra PD e PDL, con la mediazione di UDC, ha stravolto completamente, sia dal punto di vista ambientale che storico, il progetto originario approvato due anni fa dalla Giunta regionale che prevedeva una superficie protetta di quasi 2.500 ettari. Oggi la Riserva naturale nasce con circa 1.000 ettari in meno, tanto che per riuscire ad unire le aree del San Vicino e del Canfaito, che danno il nome all’area protetta, i politici si sono inventati uno strettissimo quanto assurdo “cordone ombelicale” che non ha alcun senso dal punto di vista naturalistico, né tantomeno storico e che creerà sicuramente grossi problemi a chi dovrà gestire l’area. Dal suo perimetro sono “spariti” importanti biotopi geologici e naturalistici come il “Fosso del Crino”, che rappresenta il più lungo canyon delle Marche, il monumento geologico di “Sasso Forato”, l’intera forra di “Bocca de Pecu”, metà della stupenda “Gola di Jana”, la “Rocchetta”, la maggior parte dell’area floristica di Canfaito, i suoi faggi plurisecolari, compreso il “patriarca”, il faggio più grande e più vecchio delle Marche con i suoi 650 anni, oltre 300 ettari del Demanio di Roti ecc… Ma sono stati esclusi anche veri e propri “gioielli” monumentali ed architettonici come l’incantevole borgo medioevale di Elcito e l’Abbazia di Valfucina, come pure i fondamentali luoghi storici legati alla Resistenza come gli abitati di Valdiola e l’area della battaglia tra partigiani e nazifascisti. Tutte queste mutilazioni sono state apportate unicamente per accontentare interessi di proprietari terrieri che in quelle aree hanno costituito nel tempo dei veri e propri feudi personali. Ancora una volta, quindi, la politica non ha seguito logiche basate su dati scientifici, storici ed ambientali, ma si è piegata agli interessi di privati, ed alle potenti lobbies dei cacciatori e dei cavatori che, come sempre in questi casi, vanno di comune accordo!
Poteva essere il primo prototipo marchigiano (il secondo in Italia) di area protetta che coniugasse aspetti ambientali e storici, paesaggistici e culturali, invece sarà solo l’ennesimo “aborto” frutto dei compromessi e dei veti incrociati di individui, molti dei quali non hanno mai visto, neppure in fotografia, quei luoghi ancora in gran parte incontaminati. Il WWF, insieme alle altre associazioni, considera comunque questa perimetrazione come punto di partenza e, dopo le elezioni regionali della prossima primavera, si attiverà subito per richiedere l’annessione delle aree escluse, sperando che dalle urne esca una nuova classe politica, capace di guardare finalmente agli interessi collettivi dei cittadini e non di soggiacere ai ricatti di singoli influenti e di lobbies di potere.
Danilo Baldini – WWF Sezione “Mario Tacconi” di Matelica