COMUNICATO STAMPA
Quel che sta emergendo dalle indagini sull’Ufficio Caccia della Provincia non stupisce di certo le associazioni ambientaliste. Da oltre 10 anni le critiche verso la gestione di questo servizio sono state sempre forti e non si sono limitate alle questioni morali ma hanno riguardato la cattiva politica lobbistica e clientelare e il conflitto di interessi. I favoritismi nei confronti dei cacciatori, piccolissima percentuale che esercita un’attività che circa il 70% degli italiani vorrebbe abolire, sono stati una prassi quotidiana, e per prendersi quei voti, o per accontentare l’amico dell’amico o il politico cacciatore si sono deliberati, in nome dell’ente pubblico, atti che non di rado scavalcavano il regolare iter creando nel tempo un rapporto conflittuale con la Regione e l’ISPRA. L’ex dirigente dell’Ufficio non era mai stato equilibrato nelle sue scelte, bensì aperto e a quanto pare anche impegnato personalmente con le associazioni venatorie e infastidito, spesso indisponibile, nei confronti delle associazioni ambientaliste. Era riuscito addirittura ad attirare le ire di una parte dei cacciatori, e questa la dice lunga… Eppure il capo ufficio caccia non può avere fatto tutto da solo: i politici che con lui avevano un confronto esclusivo e molto molto interessato, non potevano non sapere. Ucchielli, Mirko Ricci e Rondina sono stati per due legislature estremamente vicini alla gestione venatoria: Ucchielli si è sempre tenuto per se quella delega, Ricci e Rondina erano in giunta e al tempo stesso presiedevano le ATC. E’ evidente che nell’Ufficio Caccia si facesse quel che gli amministratori chiedevano di fare: cosa, lo scoprirà la magistratura. Cessato il potere di Ucchielli il giochino non è stato certo messo via: Matteo Ricci ha fatto le stesse identiche cose, dando addirittura più libertà a quell’ufficio sottraendolo al servizio Ambiente. Anche dopo il pensionamento del dirigente la politica non ha voluto mollare l’osso: malgrado le fortissime polemiche anche interne all’ente, Matteo Ricci ha dato il benestare alla collocazione di un nuovo capo ufficio caccia che garantisse continuità con il passato. Continuità con la gestione approssimativa di un patrimonio pubblico come la fauna selvatica, di un ufficio in cui si fanno provvedimenti illegittimi (così riconosciuti anche dal TAR), non si risolvono le tantissime questioni aperte tra cittadini e cacciatori, si ingessa la vigilanza perché lasci tranquilli i cacciatori e dove spariscono, a quanto pare, ingenti somme di denaro pubblico. Questo scandalo non può avere solo risvolti giudiziari, e in questo senso si confida nel lavoro già lodevole della magistratura, ma è evidente che ci siano anche conseguenze politiche: siccome tutti i nomi degli amministratori di questa vicenda fanno riferimento al PD, si invita questo partito, se vuole ritenersi diverso dai propri avversari, che prenda i provvedimenti del caso, senza commettere il gravissimo errore di ritenere questo un piccolo problema di provincia. La correttezza e il rispetto del bene comune si vede proprio in queste cose.